La Psicologia Aumentata è una tecnica all’avangurdiia (Evidence base), che grazie all’utilizzo della Realtà Virtuale (Virtual Reality – VR) offre una prospettiva innovativa: un nuovo modo di guardare alla cura del paziente, rispetto alle tecniche tradizionali.
La Virtual Reality è un valido strumento e un trattamento efficace per molti disturbi psicologici.
La storia di questo strumento in ambito medico ha inizio nel 1989, con Jaron Lanier. Nel giro di un paio di anni, l’utilizzo di questo mezzo fu esteso al campo della psicologia e nel 1995 furono pubblicati i primi articoli. È grazie all’Intelligenza Artificiale (AI) che la VR trova il suo impiego più ampio.
Esistono vari modi e metodi di utilizzo della VR, in tutti gli elementi fondamentali sono: la raccolta di informazioni sulle azioni del paziente (strumenti di input), che vengono integrate e aggiornate dal device in modo da costruire il mondo raccontato dal soggetto (strumenti di output) e poterlo visualizzare ed elaboare.
(Melacca, 2016). L’interazione è data da uno o più sensori di posizione (tracker) che rilevano i movimenti del soggetto e li trasmettono al computer, così che questo possa modificare l’immagine tridimensionale in base alla posizione e al punto di vista assunto dal soggetto
Attraverso il racconto di un sogno, un evento, un fatto, un ricordo, un trauma, è possibile elaborare e trasformare le immagini mentali in immagini visive 2D, grazie all’utilizzo dell'AI, in modo poi da esplorarle e rielaborarle in terapia. Questo processo può aiutare a lavorare sul cambiamento terapeutico, e sulla desensibilizzazione dell’evento. È importante sottolineare che ogni sessione è personalizzata e trattata in modo riservato. Questa tecnica innovativa, offre un approccio unico, mai visto prima, per esplorare il proprio mondo interiore e lavorare sul cambiamento. Inoltre è possibile integrarla con vari metodi terapeutici, e anche attraverso la terapia EMDR si possono ottenere risultati ancora più efficaci.
Grazie a dei dispositivi sonori, di visualizzazione, e di movimento, come ad esempio il visore 3D, si isolano i canali percettivi del soggetto immergendolo in toto, a livello sensoriale, nell’esperienza virtuale che si accinge a compiere. Si fa così vivere ai propri pazienti/utenti vere e proprie storie di trasformazione, esperienze metaforiche coinvolgenti e multisensoriali, amplificate dall’immersione in una Realtà Virtuale grazie al visore 3D, in grado di trasportare la persona, percettivamente, emotivamente e cognitivamente, in una nuova narrazione.